lunedì 31 gennaio 2011

Le Marchionnate hanno le gambe corte... anche negli USA

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http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-31/marchionne-sgobba-dettagli-rilanciare-185719.shtml?uuid=AaiBEg4C

L'articolo originale (quello preso a riferimento dalla giornalista de IlSole24Ore Elysa Fazzino) è al link seguente:
http://online.wsj.com/article/SB10001424052748703293204576106472087401608.html
La sua riproduzione integrale è vietata in quanto protetto da copyright. Per averne la disponibilità, viene chiesto di abbonarsi. In alternativa, per solo uso lettura personale, si può rintracciare tramite (e per gentile concessione di) Google, cliccandone il titolo sul motore di ricerca...
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No comment needed... ma...
... è più forte di me, non resisto alla tentazione...
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Solo l'impressione (ma non è solo un'impressione) che, nell'articolo del WSJ, il nostro top manager sia preso per il c..., e nemmeno tanto velatamente...
A cominciare dal titolo: "Boss Sweats Details of Chrysler Revival" che suona all'incirca: "Il Capo trasuda dettagli sulla rinascita di Chrysler"...
Per arrivare alla questione dei 23 dirigenti in Chrysler + gli altri 25 a Torino, con i quali lui si interfaccia direttamente e regolarmente: non proprio sinomimo di una brillante propensione a delegare... O, volendo vedere la questione sotto il profilo della struttura organizzativa piramidale vecchio stampo: un po' appiattite in punta, le due piramidi di Marchionne-modello Taylor (1856-1915)...
Quello che non viene detto nell'articolo è il fatto che sia laureato in legge e filosofia, non in ingegneria, come si sarebbe indotti a credere, visto il suo 'pallino' per i dettagli tecnici.

Ma per un manager al suo livello, filosofo o ingegnere che sia, è un'attitudine comunque atipica (per non dire anomala) quella di interessarsi sistematicamente dei dettagli. Delegare, come già detto, dovrebbe essere la regola per uno come lui, soprattutto sui dettagli e... in presenza di capaci collaboratori, di linea e di staff.
Ma vale la pena di leggere la versione integrale dell'articolo perché c'è molto altro, non dovesse bastare l'articolo firmato Elysa Fazzino, che già non è poco... almeno a confronto con altri 'informatori doc' (vedere qui sotto).
La tentazione di farne la traduzione integrale resta forte, anche se scoraggia il fatto che siano quasi 4 pagine : ci sono fior di curiosi aneddoti che la dicono lunga sul nostro top manager...
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"Chrysler: WSJ, elogio a Marchionne", scrive l’ANSA:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2011/02/01/visualizza_new.html_1613457065.html
Ma non è l’unica Agenzia italiana a prendere per il c… i suoi lettori...

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Traduzione dell'articolo del WSJ dal titolo "Boss Sweats Details of Chrysler Revival" del 31 gennaio 2011, a firma di Jeff Bennett e Neal E. Boudette :
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Il Capo trasuda dettagli sulla rinascita di Chrysler


Auburn Hills, Michigan – Come Amministratore Delegato del Gruppo Chrysler LLC (Limited Liability Company), Sergio Marchionne non è certo a corto di problemi di cui occuparsi, dalle relazioni con i sindacati alla offuscata reputazione aziendale.
Il mese scorso, un dettaglio ha impegnato la sua attenzione: la maniglia della portiera sul Dodge Charger.
I test indicavano che l’acqua poteva entrare nella serratura e rovinarne l’elettronica. L’AD, determinato ad avviare la produzione del rinnovato Charger entro la fine dell’anno, mise ingegneri a lavorare senza sosta sul problema.
«Ricevo aggiornamenti ogni 2 ore sulla dannata maniglia di portiera», il Sig. Marchionne disse il 7 dicembre, sedendosi al consiglio di amministrazione di un’altra società di cui è direttore. Finalmente, un messaggino su uno dei suoi sei telefonini gli diceva che la disfunzione era stata individuata: una superficie di contatto irregolare tra due parti di plastica. Sistemata la serratura, il nuovo Charger cominciò ad uscire dalla linea di assemblaggio alcuni giorni dopo Natale.
«Ho il sospetto che certi problemi di cui ora ci stiamo occupando e che mi procurano non poca irritazione siano stati spazzati sotto il tappeto 10 anni fa» il Sig. Marchionne disse. Ma «se vuoi veramente far girare il business, c’è bisogno che tu ti interessi/intrometta a questo livello.»
Il destino di Chrysler, che fornirà lunedì il report relativo al 4° trimestre 2010, è nelle mani dell’italiano di nascita Sig. Marchionne e della sua attenzione per il dettaglio, un approccio che lo ha aiutato a salvare FIAT S.p.A. sull’orlo del collasso alcuni anni fa. E’ anche uno che può occasionalmente ritardare le decisioni a causa del suo inusuale doppio ruolo, simultaneamente a capo di FIAT e di Chrysler, dividendo il suo tempo tra il Michigan e l'Italia.
La concentrazione di Marchionne sul nocciolo dei dettagli in Chrysler, beneficiaria di 9 miliardi di $ di aiuti federali 2 anni fa, contrasta con l’approccio di un altro nuovo “boss” di Detroit, Daniel Akerson della GM, il quale riconosce non essere un ‘fanatico dell’auto’. Lo scorso anno, per parecchie settimane Mr. Marchionne si agitò per una leggera deviazione nella curvatura della portiera della nuova Dodge Durango, imponendo minuziose modifiche finché non fu come esattamente a lui piaceva.
Anche l’altro importante executive (nel senso di CEO = AD) nel mondo dell’auto al comando di due società alleate, Carlos Ghosn di Renault SA e Nissan Motor Co., occasionalmente interviene sui dettagli delle auto. Ma il Sig. Ghosn ha un direttore operativo che gestisce il business giorno per giorno in ciascuna società, e l’alleanza (tra le due società) è controllata da un comitato di 15 alti dirigenti. Il Sig. Marchionne ha alzato le sopracciglia nel riconoscere di avere un numero inusuale di dirigenti che riferiscono direttamente a lui, 23 in Chrysler e di più in Italia.
«Com’è che ha 23 persone che riportano a lei qui e altre 25 a Torino?» gli chiede il Presidente di Chrysler, Robert Kidder. La risposta del Sig. Marchionne è che gestendo direttamente così tanta gente aiuta Chrysler e FIAT a lavorare assieme a stretto contatto.
Mentre le rivali General Motors Co. e Ford Motors Co. si sono riprese dalla recessione dell’industria dell’auto – Ford ha fatto profitti per 6,6 miliardi di $ lo scorso anno nonostante un calo nell’ultimo trimestre dichiarato venerdì – Chrysler non ha ancora girato l’angolo. Non sta più bruciando cassa ma ha perso soldi nei primi 3 trimestri del 2010.
Poiché le vendite di auto negli USA sono state più alte nell’ultimo trimestre 2010, la società potrebbe informare lunedì del suo miglior trimestre dal salvataggio dal fallimento nel 2009.
Le vendite di veicoli Chrysler negli USA sono cresciute del 16,5% lo scorso anno, ma molte riguardavano le flotte di società di autonoleggio. Le vendite ai privati, un test più significativo, hanno mostrato che l’azienda fatica ancora ad affermarsi. La sua quota di vendite al dettaglio è del 7,3% secondo i dati forniti dai costruttori d’auto e verificati dal Wall Street Journal.
Sulla base di questi dati, Chrysler, un tempo 3° più grande costruttore di automobili al mondo, ora è 6° sul mercato USA, dietro non solo a GM, Ford e Toyota ma anche a Honda e Nissan.
Al suo insediamento in Chrysler, avvenuta a metà del 2009, il Sig. Marchionne si incontrò con Michael J. Jackson, a capo della catena di concessionari AutoNation Inc. Sapendo che doveva mostrarsi seriamente impegnato al cambiamento, il Sig. Marchionne espose in dettaglio le carenze dei veicoli Chrysler.
«Entrò nel merito dei meccanismi di trasmissione di Chrysler e sapeva quanto erano obsoleti, come non fossero sincronizzati con i motori. Sapeva quali auto manifestavano fastidiosi rumori per l’effetto vento, della plastica di scarso valore negli interni» dice il Sig. Jackson. «E’ straordinario. Non ho mai avuto una tale conversazione con un Amministratore Delegato nel mondo dell’auto.»
Il Sig. Marchionne ha investito 1,1 miliardi di $ per costruire oltre 14 modelli già in produzione. Con interni più raffinati per tutti. La Chrysler Sebring berlina ha avuto un miglioramento nei freni, ruote e sospensioni, oltre ad un nuovo nome, il 200. La Dodge Charger ha avuto l’alta tecnologia nelle maniglie che causarono i guai di dicembre: ora si aprono con il tocco di una mano e un telecomando in tasca al conducente.
Quella grossa spesa è un gioco d’azzardo, ma il Sig. Marchionne temeva che la spinta alle vendite di cui ha bisogno non si sarebbe verificata se la società avesse continuato ad offrire le vecchie versioni dei suoi veicoli. «Il mercato non le voleva» dice.
L’estate scorsa, il Sig. Marchionne trasformò una delle sue rare vacanze in un lungo test su strada entrando in una Jeep Grand Cherokee versione 2011 e guidandola per 3500 miglia attraverso il Quebec, il New Brunswick e il New England, prendendo nota di quello che poteva essere migliorato.
Ne ritornò convinto che la struttura base del SUV era vincente, sebbene deluso dal numero di passanti che ne furono attratti il giorno che lo parcheggiò di fronte al Fairmont Hotel a Boston. «E’ un veicolo nuovo di zecca e ti aspetteresti molto più sballo» lui dice.
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Il Sig. Marchionne nacque 58 anni fa a Chieti, in prossimità della costa adriatica italiana, e si trasferì con la famiglia a Toronto quando aveva 14 anni. Era a capo di una società svizzera di servizi ispettivi commerciali nel 2004 allorquando balzò in FIAT, dove divenne noto per lavorare lunghe ore, 7 giorni la settimana.
Ad un meeting di analisti nel 2006, si presentò indossando un maglione nero e jeans neri, e decise che gli piaceva vestire informale. Ora ha circa 30 maglioni e paia di jeans in ciascuna delle sue case in Michigan, Torino e Svizzera, potendosi così muovere in jet con un bagaglio minimo.
«Li ordino via internet e li sostituisco a gruppi di 10» dice. «Ho vestiario identico ovunque io vivo, giù fino ai calzini».
Nel 2008, l’allora proprietario di Chrysler, Cerberus Capital Management LP, contattò FIAT per una partnership. La società italiana, avendo da lungo tempo rinunciato a vedere auto in Nord America, era pesantemente dipendente dall’Europa e dal mercato delle utilitarie, con scarsi margini di profitto. Chrysler vendeva grosse auto, minivan e autocarri, principalmente in Nord America, per cui, nonostante i suoi problemi, poteva aiutare FIAT ad essere una società globale.
Gli USA divennero parte attiva nelle negoziazioni Chrysler-FIAT all’inizio del 2009, dopo aver accordato a Chrysler il salvataggio. Il Sig. Marchionne era conosciuto come un duro uomo d’affari; nel 2005 aveva costretto GM a pagare a FIAT 2 miliardi di $ per sciogliere una solida partnership tra le due società. Nelle trattative con Chrysler, era disposto a contribuire alla partnership con motori ed altra tecnologia, ma non con soldi.
Poiché la task force per l’auto dell’Amministrazione Obama aveva scarse altre opzioni per Chrysler, il Sig. Marchionne ebbe aperta la strada. Chrysler presentò istanza di protezione dal fallimento (Chapter 11) ed emerse a giugno 2009 con FIAT suo parziale proprietario e il Sig. Marchionne suo Amministratore Delegato.
Ad Auburn Hills, il nuovo boss si astenne dall’usare la vasta suite dirigenziale al 15° piano, con il soffitto a volta e finestra gigante a forma del logo Chrysler, preferendo un ufficio nell’ala curva conosciuta come “ala a banana” del centro direzionale d’ingegneria. E’ lì che si prendono le decisioni che muovono le attività industriali di Chrysler, il Sig. Marchionne dice, e «devi tenere quella macchina bene ‘in campana’».
Ora Chrysler sta sviluppando piccole e medie auto basate su modelli FIAT, mentre FIAT sta preparandosi a montare Jeeps e alcuni altri veicoli Chrysler nei suoi stabilimenti. Il Sig. Marchionne immagina che le due società produrranno più di 6 milioni di veicoli nel 2014, quasi il doppio del numero attuale, attribuendo all’alleanza una scala simile a quella dei giganti globali dell’auto.
Chrysler ha previsto un utile operativo da 1,6 a 2,4 miliardi di $ per quest’anno, ma incombono ostacoli. I prezzi crescenti delle benzine potrebbero pregiudicare le vendite dei suoi autocarri e grosse auto. Il contratto di lavoro con il sindacato United Auto Workers dev’essere rinegoziato quest’anno.
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La divisione del tempo del Sig. Marchionne (fra Torino e Detroit) presenta anche delle sfide. Lo scorso autunno, quando in Chrysler si cercava di imprimere un’accelerazione al lancio dei rinnovati Dodge Charger e Chrysler 300, i dirigenti dicono che un motivo di ritardo fu la decisione sui fari anteriori del 300, decisione che poté essere presa solo dopo che il Sig. Marchionne fu di ritorno in Michigan alcune settimane più tardi. Quando arrivò, lui e il suo team di produzione stettero di fronte all’auto per circa mezz’ora prima di decidere quale stile di fari utilizzare.
Il suo programma di lavoro sdoppiato significa che i dirigenti possono vivere tempi difficili nel giungere a decisioni che richiederebbero un rapido interfacciarsi, dice qualcuno che ha dimestichezza con la società.
Un dirigente dice che certi manager che riportano al Sig. Marchionne sanno di avere l’autorità di prendere decisioni, ma «anche loro sono preoccupati» che il boss non sia d’accordo. In agosto 2009, durante un’assenza dell’AD, il direttore responsabile delle vendite programmò di offrire sconti per ravvivare le vendite. Quando il Sig. Marchionne ritornò, secondo quanto afferma una persona che ha dimestichezza con l’ambiente, egli «fu balistico» e strigliò il direttore delle vendite durante una riunione. Da lì a poco il direttore delle vendite era “andato” (anche nel senso di tagliato fuori, stroncato).
Il Sig. Marchionne sta cercando di cambiare la cultura in Chrysler. Durante un meeting a dicembre, dopo che due (alti) dirigenti proposero l’idea-programma di contattare direttamente i clienti quando un intervento di manutenzione o una miglioria erano disponibili per le loro auto, la maggioranza dei partecipanti al meeting si oppose, in parte a causa del costo.
Il Sig. Marchionne si fece sentire: «Ragazzi, voi sbagliate tutto. Quella è la cosa giusta da fare» disse, in accordo con Doug Betts direttore della qualità. L’AD quindi disse ai suoi luogotenenti/vice che essi devono «rompere con il modello» di business a Detroit.
Nelle ultime settimane, il Sig. Marchionne ha parlato con le banche per cercare di assicurarsi i finanziamenti, possibilmente con l’aiuto di FIAT, per restituire i 5,6 miliardi di $ in prestiti di salvataggio avuti dal governo USA. L’obiettivo è la totale restituzione entro il 2014. Eliminando gli interrogativi di Wall Street sulla capacità di Chrysler di rimborsare i prestiti, renderebbe più agevole una Iniziale Offerta Pubblica di azioni che il Sig. Marchionne spera di fare entro la fine di quest’anno.
La IPO fornirebbe un modo per il governo e il sindacato UAW di disfarsi loro stessi delle attuali partecipazioni azionarie. Il governo, che detiene il 9,2% a seguito della procedura di fallimento del 2009 di Chrysler, sarebbe ben lieto di uscirne. Il UAW, con un 63,5% di partecipazione, prevede di usare i proventi della vendita delle azioni per finanziare un fondo pensionistico per l’assistenza sanitaria creato nel 2008.
La FIAT, comunque, ha in programma di incrementare la sua partecipazione, attualmente del 25%.
Quando il Sig. Marchionne è nel Michigan, circa 2 settimane al mese, riempie sia il sabato che la domenica di meetings con i teams dei suoi dirigenti, come le vendite, il marketing e quelli che fanno funzionare la produzione industriale. Si radunano in una sala conferenze con tavoli in legno scuro disposti a forma di U, di fronte ad un grosso schermo. In un angolo è presente una macchina per il caffé espresso, e sul muro c’è un poster incorniciato che dice: “Give a S…”.
Le adunate durano dalle 8 di mattina alla sera, e il ritmo può esigere un tributo. «Mia moglie avverte di essere in competizione con Chrysler» dice il direttore della manutenzione, Scott Garberding. Lo stesso Sig. Marchionne ha divorziato l’anno scorso. E si è anche messo a dieta a basso tenore di carboidrati ed ha perso 30 libbre.
Al salone dell’auto di Los Angeles dello scorso novembre, l’AD diede una vaga idea di quello che pensa FIAT e Chrysler possano compiere assieme. Prima gesticolò rivolto alla Fiat 500, una sub-compatta che Chrysler sta per produrre in Messico. Poi, aprendo il cofano della ridisegnata Jeep Grand Cherokee per un’occhiata al suo motore a 8 cilindri a V, il Sig. Marchionne disse che il veicolo poteva essere usato per derivare modelli che potrebbero aiutare entrambe le società.
Il lavoro è cominciato su di un lussuoso SUV, usando la sottostruttura/telaio della Grand Cherokee, per un nuovo modello di Maserati, un veicolo che potrebbe essere venduto a 100.000 $. «Questa è una grande architettura» disse il Sig. Marchionne. «Perché non dovrei metterci sopra una Maserati?».
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Ci sarebbe da evidenziarne (in grassetto o diverso colore) i tratti... salienti...
Ma sarebbe scorretto, anche nei confronti degli autori dell'articolo.
Eppoi ciascuno è in grado di individuarli da sé...
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Post precedenti sul tema "Marchionne":
> Marchionne, grande manager... http://porcilesilvano.blogspot.com/2011/01/marchionne-grande-manager.html
> Marchionne's global marketing strategy http://porcilesilvano.blogspot.com/2010/07/marchionnes-global-marketing-strategy.html
> Marchionne (FIAT): l'oracolo dell'industria dell'auto, ma... http://porcilesilvano.blogspot.com/2010/07/marchionne-fiat-loracolo-dellindustria.html
> Marchionne: i numeri di un top manager http://porcilesilvano.blogspot.com/2009/12/e-bravo-marchionne.html
ed altri, sparsi qua e là, sulle vicende FIAT e non solo...

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